In Australia col visto di vacanza lavoro: 3 buoni motivi per partire (subito!)

 

Australia - Sydney Opera House
E’ passato tanto tempo da quando son tornata dall’Australia, ma ogni tanto ci penso ancora. Penso a come quell’anno passato down under, seppur decisamente spensierato, sia stata una tappa fondamentale della mia formazione, forse più dell’università e della scuola superiore. E così ho deciso di usare le pagine di questo blog per fare un post dedicato al Working Holiday Visa, il visto di vacanza lavoro che permette di vivere e lavorare per un anno intero in Australia.

Evito le premesse di rito su quanto sia bella l’Australia e su come si viva bene là per arrivare subito al nocciolo della questione: cos’è il Working Holiday Visa, a cosa serve, chi lo può chiedere.

Il Working Holiday Visa per l’Australia è un tipo di visto che permette, ai giovani tra i 18 e i 30 anni, di entrare nel paese e di rimanerci per 12 mesi durante i quali si può lavorare con alcune limitazioni. Solitamente i lavori più facili da trovare per chi ha questo tipo di visto sono quelli nel campo della ristorazione: cameriere, barista, cuoco, aiuto cuoco, lavapiatti.

Ci sono indicativamente due identikit di persone che partono per l’Australia col WHV: ragazzo/a di 18-20 anni che prende un  anno di tempo prima di iscriversi all’università e ragazzo/a di 25-26 anni che, dopo l’università, finalmente decide che è venuta l’ora di andare a vedere cosa c’è fuori da casa di mammà. Gli italiani solitamente fanno parte di questo secondo gruppo (me compresa).

Non sto a dilungarmi troppo nemmeno sulle questioni burocratiche (non è lo scopo di questo post e comunque si possono leggere sul sito del governo australiano) ma passo ad elencarvi quelli che, secondo me, sono i 3 buoni motivi per fare la valigia e partire subito, senza pensarci troppo.

  • E’ un’esperienza che forma la personalità. Provate a cavarvela per un anno da soli dall’altra parte del mondo. Proprio voi, che (troppo) spesso e volentieri venite chiamati bamboccioni.
  • Si impara/migliora l’inglese. Sì questa è un’ovvietà, lo so. Ma se non si è in grado di parlare un po’ d’inglese al giorno d’oggi ci si preclude una buona parte di lavori. Quindi perché non andare ad impararlo/migliorarlo in Australia? 🙂 E non fate come ho fatto io: evitate gli altri italiani come la peste, altrimenti tornate indietro che d’inglese ne sapete tanto quanto prima. O meglio, frequentate anche italiani, ma non solo. Dall’altra parte del mondo, quando si incontra qualcuno che parla la nostra stessa lingua, è più facile socializzare, ci si sente in qualche modo meno soli. Ma interagite anche col “resto del mondo” (a proposito… Marco, Francesca, Elena, Marcella, Emiliano, Cristina, Luca, Lariana, Marcello: grazie di esserci stati!).
  • Si vedono posti dove la natura con la N maiuscola lascia senza fiato. Poi scoprirete che, oltre al “masso rosso” nel mezzo e alla grande barriera corallina ci sono tantissime altre cose “minori” ma altrettanto belle. Forse un po’ meno grandiose, quello sì.

Veniamo alle note dolenti, perché non è tutto rose e fiori come sembra. L’Australia è una terra che offre tante possibilità ma che non regala niente a nessuno. Non è l’El Dorado, insomma. Bisogna essere disposti a farsi il mazzo se si vuole qualcosa di più dell’esperienza di un anno che tutti possono fare. Quindi, non partite con aspettative troppo alte, c’è il rischio di rimanerci male. Con questo non voglio fare la disfattista, suggerisco solo di partire spensierati (ma con la testa sul collo, eh!): poi quello che succede, succede.

Preparatevi ad un rientro senza tappeto rosso o banda che suona. I vostri amici e familiari, il vostro cane e il vostro gatto saranno sicuramente felici di rivedervi però non è detto che questa vostra esperienza venga apprezzata più di tanto da ipotetici datori di lavoro. Quando sono tornata dal mio anno australiano ero convinta che, forte di questa esperienza, nel giro di pochissimo tempo sarei riuscita a trovare un lavoro (un lavoro figo, per di più). E, invece, non sapete quanto ho penato prima di trovare un posto mediocre e mal pagato. I miei esaminatori nei colloqui che ho fatto, più che vedere un plus in questa esperienza, la bollavano come “perdita di tempo”: secondo il loro punto di vista avevo cazzeggiato un anno anziché premurarmi di cercare un lavoro subito dopo l’università. Tutto questo succedeva a Genova (città che adoro ma ancora un po’ troppo provinciale) 7 anni fa: mi auguro di cuore che le cose siano un po’ cambiate.

Detto questo l’esperienza di vacanza lavoro in Australia è e rimane un’esperienza unica, imperdibile. Una volta messi “in guardia” dalle insidie che può nascondere si è in una botte di ferro, abili e arruolati per partire. Conoscerete un sacco di gente; dormirete all’addiaccio nel bush sotto un cielo incredibilmente stellato; nuoterete nell’Oceano; berrete un sacco di birra; vi innamorerete. Un anno è lungo ma passa in fretta: godetevelo tutto meglio che potete!

 

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