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Cibo da strada a Palermo: cosa mangiare di street food

Non è così strano trovare chi va in Sicilia praticamente solo… per mangiare! D’accordo, la Sicilia è un posto splendido e nella fattispecie Palermo offre un sacco di cose meravigliose da vedere, però non raccontiamoci palle: tutti noi che vi ci rechiamo lo facciamo anche (o soprattutto?!) per gola.
Palermo nella fattispecie è sinonimo di street food, nonché uno dei posti migliori al mondo in cui immergersi in un’esperienza gastronomica davvero fuori dagli schemi. Va però detto che Palermo non è solo cibo da strada, c’è moto altro. Ma in questa sede, per non finire a scrivere un’enciclopedia, ho deciso di limitarmi a parlare di street food salato (i dolci sono un capitolo a parte). E anche restringendo di molto il campo, c’è già un sacco da dire e, soprattutto, da mangiare!

Arancine

Sono loro le regine incontrastate del cibo da strada palermitano. Rigorosamente femmine (mentre a Catania e in altre parti della Sicilia hanno un sesso differente), sono delle palle di riso condite in vari modi – le più comuni al ragù o burro e prosciutto – impanate e stranamente fritte. Dico stranamente perché a Palermo, e in generale in tutta la Sicilia, si frigge come se non ci fosse un domani.
A Palermo ci son talmente tanti posti che fanno arancine che non sono riuscita ad individuare il migliore, nemmeno dopo aver interrogato un po’ di palermitani. Posso solo consigliarvi di evitare le catene di recente apertura che tapezzano le vie del centro, in cui propongono versioni discutibili delle arancine originali. Nonostante anche a Palermo i prezzi siano aumentati, il costo indicativo di un’arancina si mantiene ancora sui 2€, quantomento in alcuni posti autentici..

Panino con la milza

Il popolarissimo pani câ meusa è una tradizione esclusiva di Palermo. L’origine sembra essere antichissima, addirittura medievale. Si tratta di un panino – la vastella, pagnotta morbida ricoperta di semi di sesamo – imbottito in maniera piuttosto generosa con milza e polmone (prima bolliti, poi soffritti nella sugna). Molto pop è la versione maritata, ossia rinforzata da una grattugiata di caciocavallo. Nino u’ Ballerino è un posto molto popolare (e tamarro) in cui provare il panino con la milza. 2,5€ e passa la paura.

Sfincione

Nulla di straordinario, a mio modestissimo parere, ma lo sfincione (sfinciuni in sicialiano) è una pietanza da provare se passate da Palermo, anche perché non lo troverete in altre località della Sicilia. Si tratta di una sorta di pizza dalla base morbida e non particolarmente sottile, ricoperta da salsa di pomodoro, cipolle, acciughe, origano e pezzetti di caciocavallo. In giro per Palermo troverete un sacco di ambulanti che vendono sfincione, ma anche tutti i forni lo preparano.

Pane e panelle e crocché

A Palermo si frigge, se non si fosse ancora capito. In maniera serissima. Per tutta la città troverete negozietti, bancarelle nei mercati, ambulanti che propongono la qualunque fritta, spesso sponsorizzata da urla folcloristiche (e non sempre di immediata comprensione per i forestieri). Tra queste “cose” fritte, la panella riveste un ruolo di rilievo. Si tratta di una frittella a base di farina di ceci, molto simile alla panissa fritta ligure con cui si farcisce il panino con le fette, utilizzata per imbottire panini morbidi (sempre loro, le vastelle). Pane e panelle è forse lo spuntino palermitano più popolare, spesso e volentieri accompagnato da crocchette di patate, che in gergo si chiamano crocché.
Oltre ai “soliti” ambulanti, e alla sempre celebra Antica Focacceria San Francesco (che ha sedi anche in altre città d’Italia), un buon indirizzo dove rivolgersi per mangiare roba fritta è il popolarissimo Nni Francu u’ Vastiddaru all’angolo tra corso Vittorio Emanuele e piazza Marina. Qui con pochi euro soddisferete, in una botta sola, la vostra voglia annuale di fritto.

Frittole

Come suggerisce il nome, ancora una volta, siamo davanti a roba (in parte) fritta. Wikipedia definisce appunto la frittola come un insieme eterogeneo di frattaglie di vitello che vengono bollite e successivamente rosolate nello strutto. Una cosina leggera, insomma :-/
Il frittolaro si riconosce dal cesto di vimini che copre con un canovaccio da cui estrae, all’occorrenza, la dose necessaria di frittola per riempire un panino. Per Palermo se ne contano un po’.

Quarume

Il quarume o caldume è un piatto caldo, un brodo di frattaglie che non si trova così facilmente in giro: nei ristoranti non viene più servito, bisogna andare a cercare in qualche quartiere popolare. Io non sono riuscita ad assaggiarlo: se qualcuno conosce degli indirizzi di “quarumari” fidati, è pregato di condividerli nei commenti!

Stigghiole

Altra esperienza piuttosto “estrema” in quel di Palermo, e non da tutti, è la stigghiola, un piatto che ha come ingrediente principale le budella d’agnello (ma che possono essere anche di capretto o pollo).
Come è facile intuire, si tratta di un piatto della cucina povera che al giorno d’oggi si mangia dagli appositi stigghiolari (di sera ce n’è ad esempio uno in piazza Caracciolo in Vucciria).

Autista

E per digerire tutto questo? L’autista è quello che ci vuole. Si tratta di una bevanda estremamente digestiva a base di succo di limone, sciroppo di mandarino e acqua gasata, a cui viene aggiunto, un attimo prima di berlo praticamente alla goccia, un cucchiaino di bicarbonato. Un’esperienza da fare, soprattutto se pensate di andar giù pesante con lo stereet food palermitano. Ovviamente rutto libero. Nel chioschetto in piazza Beati Paoli, per 2,5 € potrete provare questa esperienza digestiva.

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Credits foto:
– Frittole > Wikipedia

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NB questo post è stato scritto nel 2017, per poi essere successivamente aggiornato e ripubblicato.

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