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Cosa vedere a Montmartre (Parigi), oltre al Sacro Cuore


Nella città romantica per eccellenza (Parigi, ndr), una delle zone che il romanticismo lo vede uscire pure dai tombini è la collinetta di Montmartre. Vuoi per la posizione panoramica ideale per limonare, vuoi per i numerosi film ambientati tra le sue stradine acciottolate che ci hanno fatto e fanno sognare, vuoi per l’atmosfera un po’ bohémien che si respira, Montmartre è uno dei quartieri più affascinanti di tutta Parigi e nonostante ogni santo giorno vi si riversino mandrie di turisti, con o senza guida dotata di ombrellino, non ha perso il suo charme. Per molti Montmartre è sinonimo di basilica del Sacro Cuore, la chiesa che più bianca non si può situata sulla sommità della butte (collina) a mo’ di ciliegina (albina) sulla torta. Indubbiamente è l’edificio più noto e che si nota di più della zona, ma Montmartre nel suo dedalo di viuzze acciottolate nasconde diverse chicche interessanti, che sarebbe un peccato tralasciare…

Qui trovate la mappa del’itinerario che sto per proporvi, così potete farvi un’idea delle distanze. Indicativamente in due/tre ore si può portare a termine questo giro, ma mettete in conto un po’ di più perché son certa avrete voglia di passare più tempo a Montmartre! 🙂

La stazione della metro di Lamarck-Caulaincourt

Per semplicità cominciamo questo giro da una fermata della metro di Parigi così, arrivando coi mezzi, non ci si perde subito nel labirinto di Montmartre. Quella di Lamarck-Caulaincourt (linea 12) è una fermata decisamente fuori dal comune, con un grazioso ingresso sovrastato da due rampe di scale che conducono in cima alla collina di Montmartre. Se avete visto il film Il favoloso mondo di Amélie vi invito a ripensare alla scena in cui lei prende sotto braccio l’anziano cieco. Ricordate dove lo lascia? Proprio all’ingresso della stazione della metro di Lamarck-Caulaincourt! E, se volessimo aggiungere un po’ di romanticismo al tutto, uscendo da Lamarck-Caulaincourt in un giorno feriale, tutto un po’ combacia al racconto di Amèlie mentre cammina con l’anziano, che gli descrive lo spaccato di via quotidiana che si sta svolgendo in rue Lamarck (che poi nel film rue Lamarck non è, ma va bene uguale).
Se tra l’altro avete un leggero languorino (cit.), proprio a due passi dall’entrata della metropolitana c’è un panificio pasticceria niente male, si chiama Maison Laurent e l’indirizzo esatto è rue de Caulaincourt 63. Volendo fanno anche il caffè.

Le Lapin Agile

Incominciando a salire, al numero 22 di rue des Saules, si incontra una casetta rossa sulla cui facciata si nota un murales d’altri tempi. Ci troviamo davanti a un leggendario cabaret di Parigi, il Lapin Agile. Seppur meno noto al grande pubblico rispetto al Moulin Rouge o altri locali più hot&pop della vicina Pigalle, qui in epoca passata si davano appuntamento artisti del calibro di Brassens, Picasso, Utrillo, Chaplin, Proust, Modigliani, mica gente qualunque. Il locale ha cambiato diversi nomi nel corso degli anni, ma ha assunto quello definitivo dopo che il caricaturista André Gill si inventò come insegna del locale un coniglio che salta fuori da un pentolone: è un attimo che il titolo dell’opera (Lapin à Gill, il coniglio di Gill) diventò, grazie a un gioco di parole, il nuovo e definitivo nome del locale, Lapine Agile. Per la cronaca l’insegna originale non è quella esposta fuori dal locale, ma è conservata al Museo di Montmartre. Nonostante sia parecchio anziano, il Lapin Agile è tutt’oggi funzionate: ogni sera, tranne il lunedì, dalle 21 all’una qui si fa cabaret. Per scoprire se c’è qualche serata particolare o per avere semplicemente più informazioni potete consultare il sito ufficiale.

Clos Montmartre: una vigna in città

Tra le cose che non ti aspetti di trovare nel centro di una grande città probabilmente c’è una vigna. Ma a Parigi è pervenuta anche questa peculiarità. All’angolo tra rue des Saules e rue de Saint Vincent, si trova dal lontano 1933 il Clos Montmartre, una piccola vigna oggi circondata da bei palazzi e strade, come se nulla fosse. Viste le dimensioni ridotte, dalle uve cresciute in questo pittoresco appezzamento di terreno si producono ogni anno ben poche bottiglie di vino, ma molto esclusive nonché solidali: vengono dipinte da artisti famosi e battute all’asta. Il loro ricavato è poi destinato a opere sociali.
Ogni anno, a inizio ottobre, è organizzata la Fête des Vendanges de Montmartre, una grande festa per celebrare la vendemmia.

La statua con la sua testa tra le mani

Saint Denis, San Dionigi per noi italiani, è il patrono di Parigi, un martire della chiesa cattolica nonché colui che ha dato il nome a Montmartre (che significa monte del martirio, il suo), non necessariamente in quest’ordine. La leggenda narra che Saint Denis, dopo essere stato decapitato dai romani, percorse quella che oggi si chiama rue des Martyrs, per consegnare la sua testa alla nobile Catulla. Da allora il santo viene sempre rappresentato con la propria testa tra le mani. Succede sulla facciata della cattedrale di Notre Dame, tra altre statue di santi e re, e succede anche in un giardino un po’ nascosto della butte Montmartre in Square Suzanne Buisson.

L’uomo che esce dal muro

Non lontano si trova una statua in bronzo che descrivere curiosa è un eufemismo: le Passe-Muraille, letteralmente l’attraversa-muri. Si tratta della rappresentazione di Dutilleul, il protagonista di un racconto di Marcel Aymé: un uomo dotato del potere straordinario di attraversare i muri ma che, a un certo punto, lo perde proprio sul più bello, ossia mentre sta per attraversare un muro nel quale viene intrappolato per sempre. Una scultura molto singolare, realizzata a Montmartre proprio perché Marcel Aymé e lo stesso Dutilleul vi risiedevano. La statua si trova in rue Norvin.

Le Moulin de la Galette

Nel 18mo secolo nella collina di Montmartre si trovavano numerosi mulini a vento, si dice una trentina. Oggi ne sono rimasti ben pochi tra cui il Moulin de la Galette in rue Lepic è indubbiamente il più popolare. Un po’ è per colpa di Renoir e del suo celebre quadro Bal au Moulin de la Galette, un po’ è colpa della fama che aveva ai tempi della Belle Époque, quando i proprietari decisero di convertirlo in una sala da ballo dove poter assaggiare gallette appena sfornate e gli artisti più in voga del momento lo elessero come loro punto di ritrovo.

Il fruttivendolo di Amèlie

Continuando a scendere verso il basso, al 56 di rue des Trois Frères si trova Au Marché de la Butte, probabilmente il negozio di frutta e verdura più famoso della Ville Lumière grazie al film Il favoloso mondo di Amèlie. Il negozio è riconoscibilissimo grazie alla stessa tenda bordeaux che si vede nel film, dove era gestito dallo scorbutico signor Collignon e il finto tonto Lucien.
Per continuare con i luoghi di Amèlie, proprio lì davanti dovrebbe esserci la sua casa, mentre al 15 di rue Lepic il bar dove lavorava, il Café des Deux Moulins: mentre il primo è un luogo ipotetico, il secondo esiste davvero!

Muro dei Je t’aime

Concludo questo itinerario scendendo a valle e proponendovi con una romanticheria talmente spinta da fare impallidire Moccia e i suoi lucchetti: nei pressi della fermata della metro Abesses, per la precisione in Square Jean Rictus, si trova un’opera composta da 612 piastrelle di colore blu in cui è scritto “ti amo” in bianco, declinato in varie lingue. L’opera ha la firma di Frédéric Baron con la collaborazione di Claire Kito. Della serie ti amo in tutte le lingue del mondo.

In conclusione, le vogliamo spendere due parole di numero anche sulla basilica del Sacré-Cœur? Non sto annoiarvi su vita, morte e miracoli del’edificio, c’è già abbastanza letteratura anche nell’Internet e fuori, ma mi limito a parlarvi della sua bianchezza. Vi siete mai chiesti come mai sia così splendida splendente nonostante il tempo che passa? Perché il materiale con cui è stata costruita, la pietra di Château-Landon, è un tipo di travertino che ha le caratteristiche di non trattenere polvere e smog, di resistere al gelo e di diventare più bianco e lucido col passare degli anni e al contatto della pioggia.

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Credits foto:
– Clos Montmartre, mairie 18
– Le Moulin de la Galette, Guillaume Cattiaux
– Il fruttivendolo di Amèlie, Marko Kudjerski
– Muro dei Je t’aime, Rafael Lopez

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