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Burro di karité puro dal Senegal: il segreto di bellezza delle donne africane

    Categorie Africa

Dal Senegal ho portato a casa una pallina di burro di karité puro che ho comprato al mercato, anche se non avevo ben chiaro a cosa servisse (è stata l’amica che era con me a convincermi a fare un investimento di 1,50€, una cifra ancora alla mia portata) e, a dirla tutta, non si presentava nemmeno così bene: una sostanza burrosa sbattuta alla bene meglio in un sacchettino di plastica. Bho.
Poi torno a casa, mi documento un po’ meglio e scopro che si tratta di qualcosa di miracoloso, soprattutto per pelle e capelli. Tombola!

E mentre io mi appresto a cominciare un trattamento intensivo a base di burro di karité, vi dispenso di seguito ciò che ho imparato sul mio nuovo prodotto di cosmesi preferito, dalla produzione alle proprietà (vi ricordo che questo non è un blog di bellezza, quindi non approfondirò troppo alcuni aspetti)

Come si ottiene il burro di karitè
Dall’albero del burro -il karité, appunto- crescono dei semi al cui interno si trova la preziosa sostanza per produrre il burro. L’albero è originario dell’Africa e la sua diffusione si trova principalmente nella fascia centrale del continente (quindi anche in Senegal). I semi maturi caduti a terra (quelli ancora sull’albero non si toccano perché non sono ancora abbastanza oleosi) vengono raccolti da donne e bambini dei villaggi da luglio a settembre, per poi essere messi ad essiccare. Una volta seccati al punto giusto, si tostano e si frantumano fino a renderli polvere utilizzando dei mortai in legno. Una volta che la pasta grezza è ottenuta viene ripulita dei grani più grandi e poi messa in ammollo, continuando a mescolarla con le mani. Quando è pronto, il burro di karité si separa da solo dall’acqua e solo a questo punto viene recuperato e fatto bollire a lungo, in modo che le impurità emergano e vengano eliminate. Infine viene fatto riposare per almeno un giorno intero. Un processo tutto manuale, che richiede tempo ed energia. In questo modo si ottiene così il burro di karité “duro e puro” -quello che utilizzano le donne africane, per intenderci- mentre, prima di vederlo all’interno dei vari cosmetici e prodotti di bellezza, deve farsi ancora un po’ di passaggi più o meno industriali.

Proprietà del burro di karitè
Il burro di karité ha un botto di proprietà e non a caso è un ingrediente di moltissimi prodotti per il corpo e i capelli (ma non solo). Tanto per dirne alcune: è idratante, emolliente, nutriente e calmante.
Dato che sono pigra e non ho voglia di elencarvi tutte le molteplici proprietà del burro di karité -nonché, ricordiamolo ancora, questo non è un blog di bellezza!-, vi linko un paio di risorse in cui potete approfondire: questa e questa. Io, sintetizzando al massimo, vi (ri)dico solo che si tratta di una “pozione” magica che serve praticamente a tutto: spalmatelo da qualche parte nel corpo e sicuramente ne avrete beneficio. In ogni stagione dell’anno 😉

Come lo usano in Africa
Nel continente nero (paraponzi ponzi po) il burro di karité viene usato per tantissime cose. E quando dico tantissime, intendo tantissime. Da balsamo per labbra a protezione “generica” per la pelle (contro i raggi solari, il vento, la salsedine, le zanzare; come idratante; come cicatrizzante…) a maschera per capelli. Avete mai fatto caso alla pelle bellissima delle donne africane? Ecco, è merito (anche) del burro di karité che usano sistematicamente.
In Africa, il burro di karité viene utilizzato anche a scopi alimentari: numerosi piatti della cucina africana lo hanno come guest star in qualità di materia grassa vegetale. Lo usano un po’ come noi usiamo il burro, per intenderci.

Come lo usiamo noi in occidente
Qui da noi il burro di karitè viene utilizzato principalmente in ambito cosmetico, viste le sue enne proprietà. Noi che siamo un po’ snob, non facciamo però uso di quello grezzo, ma lo troviamo lavorato, raffinato e profumato (nonché con un notevole ricarico) all’interno di creme, cremine e cremette destinate a quasi tutte le parti del corpo inclusi i capelli.
Inoltre, anche in occidente viene utilizzato a scopi alimentari, principalmente nell’industria dolciaria (da solo come alternativa al burro di cacao oppure miscelato con altri burri vegetali).

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