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Il Castello di Rivalta in Val Trebbia e il suo borgo medievale


La realtà del piccolo borgo di Rivalta e del suo castello è una sorta di realtà parallela che ha un non so che di magico. Esagero? Non lo so, però è questa l’impressione che ho avuto io visitando questo angolino di Val Trebbia che, per certi versi, sembra un po’ fuori dal mondo (chiarisco: nell’accezione positiva).

Ci troviamo lungo il fiume Trebbia, in una frazione del comune di Gazzola, a pochi chilometri da Piacenza. La posizione del borgo è un po’ isolata ed è molto strategica per osservare il fiume e tutta la valle, caratteristica utile più in passato che al giorno d’oggi. Se siete alla ricerca di qualcosa di autentico, Rivalta è il posto che fa per voi. Unica nota dolente per chi, come me, si sposta principalmente con i mezzi pubblici è che non è possibile arrivarci in treno o in bus… ma, volendo, con una biciletta e un po’ di fantasia sì. 🙂

Il “mondo” di Rivalta si compone di un micro borgo medievale e di un castello che, con la sua riconoscibilissima torre, si scorge già da molto lontano. Torre che è un po’ il marchio di fabbrica, tant’è vero che, stilizzata, è riprodotta anche nel logo di Rivalta.

Viste le dimensioni ridottissime, in teoria bastano pochi minuti per fare il giro completo del borgo: è composto soltanto da un paio di vicoli su cui affacciano graziosi edifici in pietra ben conservati, principalmente adibiti ad abitazioni o stanze extra del piccolo hotel di charme che si trova nel borgo, l’Hotel Torre di San Martino (off topic: ho curiosato dentro alcune stanze dell’albergo… sono incantevoli, degne di un contesto fiabesco quale quello di Rivalta!). Passando alla pratica, si impiega molto di più dei pochi minuti di cui sopra a visitare il borgo perché c’è da rimanere incantanti dai tanti scorci che solo un posto così può regalare. Volendo qui si può passare anche un weekend intero senza annoiarsi un istante, approfittandone magari per fare anche una pausa relax nel piccolo centro benessere (l’idea di una private spa non vi stuzzica?).

La rock star di tutto il complesso è senza dubbio il castello, che si può visitare al suo interno solo prendendo parte a una visita guidata (ce ne sono di tre tipi e, nei weekend è consigliato prenotare). Un’esperienza da non perdere perché non capita proprio tutti i giorni di poter scoprire un luogo così ricco di storia, cimeli, aneddoti curiosi e talvolta un po’ inquietanti… ma nei castelli il lato horror/pulp ha sempre il suo perché.

In questa sede non sto a raccontarvi né la storia del castello né quella della famiglia Zanardi Landi che lo possiede e abita ancora (chiaramente nella parte non aperta al pubblico 😀 ), mica voglio togliervi il piacere di scoprirlo da soli. Tuttavia voglio ingolosirvi elencandovi un po’ di cose, in ordine del tutto casuale, che ho trovato interessanti/curiose durante la mia visita.

La chiave della regina Angilberta

È una grossa chiave in metallo, che assomiglia un po’ a quella di Alice nel paese delle Meraviglie nel film d’animazione della Disney (mi riferisco alla chiave nel tavolo che lei, diventata piccola piccola, non riesce a raggiungere). Però a differenza della chiave di Alice, questa non apre nessuna porta, è la chiave simbolica del fiume Po con la qual i Landi acquisirono (o, meglio, acquistarono) intorno all’anno 1000 il diritto di richiedere tributi  a chi transitava nel tratto del Po nei dintorni di Piacenza.

Un quadro del Pordenone nel Salone d’Onore

Racconta la Battaglia di Pavia combattuta nel 1525 tra l’esercito francese guidato da re Francesco I in persona e l’armata imperiale di Carlo V (che ebbe la meglio) e non si tratta del lavoro più celebre del pittore ferrarese. Allora perché lo cito? Perché mi emoziona molto sapere che, mentre realizzava quel capolavoro assoluto che è l’interno della cupola di Santa Maria in Campagna a Piacenza, il Pordenone sia passato anche dal castello di Rivalta a lasciare il suo segno.

Gli stampini in rame del cuoco di corte

Hanno le forme più disparate e curiose e servivano per firmare i piatti che uscivano dalla cucina.
E, oltre ad essere molto instagrammabili (non ci credo, l’ho scritto per davvero), permettono di introdurre e scoprire una storia d’amore e tradimenti, di un omicidio e di fantasmi. Dopotutto… che castello sarebbe senza fantasmi? Come intuibile, uno dei protagonisti di questa storia è il cuoco di corte ma non sarò io a spoilerarvi che ruolo ha avuto nella vicenda.

Il “sistema sonoro” della sala da pranzo

Gli archi a sesto acuto della sala da pranzo del castello si incontrano in una volta ogivale e, come per magia, permettono alle due persone che si trovano agli estremi opposti della stanza di comunicare tra loro in maniera discreta e senza farsi sentire da chi è seduto a banchettare nel tavolo al centro. A onor del vero va detto che la magia non c’entra proprio nulla: è una questione di fisica che con buona probabilità vi sarà già capitato di vedere – o, meglio, sentire – altrove (ad esempio sotto la Loggia di Piazza Mercanti a Milano). C’è quindi una spiegazione scientifica a questo fenomeno ma ciò non lo rende meno affascinante e, soprattutto, non sottrae la voglia di tornare bambini e di volerlo provare a tutti i costi.
Questo trucchetto veniva usato dai camerieri in servizio e le malelingue come me potrebbero pensare che, oltre a comunicazioni meramente lavorative, dal soffitto della sala da pranzo passavano anche commenti e pettegolezzi sui commensali…

Le bandiere originali della battaglia di Lepanto

Vanto delle collezioni custodite al castello di Rivalta sono le bandiere originali che sventolavano sulle galee da guerra della famiglia Scotti, avi degli Zanardi Landi, durante la Battaglia di Lepanto del 1571 (riassunto in pochissime parole: è la più grande battaglia navale della storia moderna, cristiani vs turchi, sconfitta dei turchi nonostante la prevalenza numerica delle loro navi). Bandiere originali. Ripeto: originali. Testimoni silenziose e inanimate di un evento storico di un passato lontanissimo e di notevole tenore.

Lo specchietto per le allodole

Ammetto che prima di visitare il castello di Rivalta non mi ero mai domandata cosa ci fosse dietro al modo di dire “specchietto per allodole”, nonostante ne abbia sempre compreso il significato e sia stata spesso vittima di specchietti per allodole. 😀
A Rivalta ce n’è uno vero, composto da una parte rotante in legno di una forma che non saprei bene come descrivere in cui sono inseriti degli specchietti rotondi che riflettono la luce solare in tutte le direzioni quando l’aggeggio gira. L’allodola è attratta da questi giochi di luce e, avvicinandosi, fa poi la fine che ci immaginiamo (non lietissima).

La stanza della Principessa Margaret

Chiamare in causa la famiglia reale inglese ha sempre il suo fascino e chi si appassiona a scoprire le curiosità legate ai reali d’Inghilterra sarà felice di scoprire che c’è n’è una che passa anche dalle stanze del castello di Rivalta, nello specifico dalla stanza verde. Qui, a partire dal 1987, ha trascorso diverse estati la principessa Margaret, sorella minore della regina Elisabetta, che poteva considerarsi a tutti gli effetti un’amica di famiglia (della famiglia Zanardi Landi, si intende). In questo articolo potete leggere un po’ di aneddoti sulle estati rivaltesi di Margaret raccontati dal conte Orazio Zanardi Landi.

La stanza dei giochi

Un’altra stanza molto curiosa e affascinante del castello è quella dove si trovano i giochi dal fascino squisitamente retrò. Roba davvero fighissima, tra cui primeggia (secondo me) l’antenato meno rumoroso e luminoso dei flipper che si vedono oggi in giro.

La vista dalla sommità della torre

Credo sia superficiale dire che dalla cima della torre del castello la vista sul borghetto, il Trebbia e i dintorni è speciale. Provare per credere. 🙂

Ero partita con le migliori intenzioni ma poi mi son fatta prendere la mano e vi ho spoilerato un bel po’ di cose… ma a me i posti così, pieni di curiosità, oltre che intrinsechi di storia e storie, fanno letteralmente impazzire.

E se la cultura mette appetito (a me la mette, non so a voi…), Rivalta è il posto giusto. Nel microborgo ci sono ben tre scelte mangerecce, tutte molto valide: da un simpatico e informale bistrò al ristorante preferito di Giorgio Armani (che è della zona, lo sapevate?), passando per una sana via di mezzo. Trovandoci nel piacentino, zona in cui si mangia bene e tanto, sarebbe un peccato non onorare la tradizione gastronomica della zona. Venite però qui con l’idea “la dieta la comincio domani”, dato che i piatti della tradizione sono sostanziosi e non proprio dietetici, ma sarebbe un peccato non provarli. E non fatevi mancare un brindisi con un buon bicchiere di Gutturnio, il vino dei colli piacentini (nota di folklore: la famiglia Zanardi Landi ha una sua etichetta di vino che, ça va sans dire, potete provare a Rivalta). Un brindisi ai posti piccoli e che sanno come rubarti il cuore… proprio come Rivalta. 🙂

Tutte le informazioni che vi possono servire su Rivalta le trovate sul sito ufficiale.

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