La Maison du Pêcheur a Percé: oggi ristorante, ieri comune di hippy rivoluzionari

 

Durante il nostro tour della Gaspésie abbiamo fatto sosta a Percé (anche perché tutti quelli che fanno il tour della Gaspésie si fermano a Percé, di gran lunga la località più turistica della penisola), scegliendo di cenare in un bel ristorante dal nome tutto sommato scontato per un locale affacciato sul mare, La Maison du Pêcheur (“La casa del pescatore” se col francese non siete un granché), ma che di scontato non ha davvero nulla vista la storia che si porta dietro.

Appena entrati nel locale (in cui si mangia tra l’altro un ottimo salmone cucinato in varie salse, del resto nella sola Gaspésie ci sono ben 22 “rivières à saumon”) hanno infatti attratto la nostra attenzione numerose scritte, graffiti e murales presenti sulle pareti e sul soffitto, alcuni piuttosto sbiaditi ma altri ancora visibili. Scoprendo ben presto che la loro origine risale a circa cinquant’anni fa, quando in quella stessa maison si radunarono alcuni “capelloni”, come li chiamavano ai tempi, che per alcune settimane portarono nel bene e nel male un po’ di scompiglio nel tranquillo (al limite del sonnacchioso) borgo di pescatori di Percé.

Facciamo dunque un bel passo all’indietro per scoprire chi si nasconde dietro i graffiti della Maison du Pêcheur. Sul finire degli anni ’60 il Québec, la regione francofona del Canada, non se la passava affatto bene. L’economia era in recessione e il livello di disoccupazione altissimo: si calcola che il 45% dei disoccupati canadesi fosse residente nel solo Québec. Inoltre la maggior parte delle aziende e delle fabbriche erano controllate dai ricchi anglofoni, che spesso imponevano l’utilizzo dell’inglese nei luoghi di lavoro: insomma, i quebecchesi non erano nemmeno liberi di parlare la loro lingua.

Una situazione di enorme sconforto economico e sociale che fece da terreno fertile alla nascita di movimenti di protesta, alcuni pacifici e altri meno. Tra questi diventò molto popolare il Front de Libération du Québec o FLQ, un gruppo di estrema sinistra che teorizzava il recupero della sovranità nazionale come soluzione ai problemi della regione francofona (vi ricorda qualcosa?).

Intanto a Percé e nell’intera Gaspésie le cose non andavano di certo meglio rispetto al resto del Québec. L’attività tradizionale della penisola, la pesca, era in grave declino, mentre il turismo, alimentato dai visitatori attratti dalla maestosa Rocher Percé, iniziava appena a svilupparsi e non era certo ai livelli di oggi.

In questo contesto tutt’altro che piacevole, nel luglio del 1969 giunse nell’indolente Percé un manipolo di militanti e attivisti per l’indipendenza del Québec tra cui tre giovanotti provenienti da Montréal: i fratelli Paul e Jacques Rose e il loro amico Francis Simard, che presero in affitto un vecchio capannone di pescatori proprio davanti alla celebre roccia, con l’intenzione di farci un caffè con musica dal vivo. Nome del locale? Facile: La Maison du Pêcheur.

Lo scopo dei ragazzi era però soprattutto un altro: cercare proseliti per la loro causa, contando sull’arrabbiatura e sulla disperazione dei tanti disoccupati del luogo, e organizzare lontano dai riflettori (e dalla polizia) di Montréal un piano di battaglia contro le istituzioni politiche.

In poco tempo la maison attirò un gran numero di ragazzi e ragazze provenienti da tutta la regione e anche da più lontano, offrendo loro cibo e ospitalità senza chiedere nulla in cambio: hippy, disoccupati, intellettuali e musicisti squattrinati, studenti, artisti di strada e semplici sfaccendati trasformarono il vecchio capanno di pescatori in una comune dove si improvvisavano concerti rock, si teorizzava la libertà del Québec dal giogo del Canada anglofono e si praticava l’amore libero. Le scritte e i graffiti che abbiamo visto all’interno dell’attuale ristorante sono proprio gli originali di quel periodo.

Naturalmente la chiassosa comune finì per scontrarsi con i tradizionalisti e un po’ bacchettoni abitanti del posto che mal sopportavano quell’accozzaglia di “giovinastri”, temendo che la loro “dissoluta” presenza avrebbe allontanato i turisti e affossato in via definitiva la già scarsa economia cittadina. Tra gli occupanti della maison e gli abitanti di Percé si passò ben presto dalle parole ai fatti, e l’escalation di litigi, risse e vere e proprie spedizioni punitive, con la silente complicità della polizia che parteggiava ovviamente per la popolazione locale, portò nel giro di pochi mesi allo sgombero del capannone. Che dopo anni di abbandono sarebbe stato riqualificato nell’ottimo ristorante di oggi.

Paul Rose, Jacques Rose e Francis Simard tornarono a Montréal con Bernard Lortie, un diciottenne di Gaspé figlio di un pescatore del luogo caduto in rovina e a sua volta disoccupato, che dopo qualche tentennamento iniziale aveva aderito agli ideali dei fondatori della maison. L’anno seguente i quattro, creata la cellula terroristica Chénier del FLQ, furono responsabili durante la Crisi d’Ottobre, uno dei momenti più drammatici nella storia recente del Canada, del rapimento e dell’assassinio del politico quebecchese Pierre Laporte. Ma questa è un’altra storia.

Nel 2013 è uscito il film “La Maison du Pêcheur”, diretto da Alain Chartrand, che racconta con buona dovizia di particolari la vicenda della comune di Percé nell’estate del 1969. La pellicola, che non è mai stata distribuita in Italia, è purtroppo di difficile reperibilità sia nella versione originale in francese che in quella inglese, intitolata “Summer Crisis”. Però, insomma, con un po’ di buona volontà si trova 😀

Se un giorno vi dovesse capitare di passare da quelle parti, l’indirizzo del ristorante La Maison du Pêcheur è Route 132 Ouest n. 157, Percé, Québec – Canada. Tel. +1 418-782-5331. Quando entrate guardate subito sul soffitto…

 

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