Canestrelli biellesi: i dolci tipici di Biella e dintorni

 

Canestrelli biellesiSe dico canestrelli cosa vi viene in mente? Io, che sono di origini liguri, penso subito ai biscotti a forma di margherita e con il buco in mezzo, fatti con taaaanto burro. Ma se ci si sposta in Piemonte, per la precisione a Biella e provincia, la connotazione e i connotati dei canestrelli cambiano del tutto: da quelle parti i canestrelli sono due cialde croccanti separate da un sottile strato di cioccolato fondente. Una sorta di wafer, insomma… ma che wafer non è (sarebbe troppo riduttivo). E si fa fatica pure a identificarli biscotti o dolcetti, vista la loro peculiarità.

Ma cerchiamo di scoprire qualcosa in più su queste “cose” dolci che, a vederle, sembrano banali e insignificanti ma che, una volta addentate, regalano attimi di felicità.

Non si sa moltissimo sull’origine e la diffusione di questi dolci biellesi, anche se è opinione comune che la loro produzione sia iniziata nel 1700, se non addirittura nel corso del secolo precedente.
In principio erano i canestrej ’d na vira (canestrelli di una volta), molto simili per aspetto ai canestrelli della Val di Susa o della Valle d’Aosta, ossia un’altra varietà di canestrello realizzata facendo scaldare una pastella – al cioccolato o alla crema aromatizzata al limone – dentro una piastra, inizialmente in pietra e poi in acciaio (le famiglie nobili a un certo punto hanno iniziato a stamparci sopra il proprio stemma).
Si tratta quindi di una sorta di biscotto dolce piuttosto sottile, senza farcitura e con una forma irregolare, in linea di massima tondeggiante.

I canestrelli di Biella che vediamo oggi nelle pasticcerie della città sono invece rettangolari – indicativamente sono 9×4,5 centimetri, ma la grandezza può variare a seconda di chi li produce. Quindi come è avvenuto il passaggio dalla forma tonda a quella rettangolare?

Nonostante non ci sia la certezza, si pensa che a cambiare la forma dei canestrelli biellesi, nonché ad avere la geniale intuizione di farcirli con del cioccolato, siano stati due fratelli svizzeri che, si suppone, approdarono a Biella nel Novecento con un bagaglio da maîtres chocolatier (dopotutto… erano svizzeri!).
Non si sa se i fratelli Teodori – questo era il loro cognome – siano realmente esistiti o se siano dei personaggi che alimentano una leggenda, ma si narra che siano stati loro a pensare di far diventare le cialde rettangolari per facilitarne la lavorazione, sovrapporle e farcirle con del cioccolato. E a me piace pensare che sia tutto vero. 🙂

In qualsiasi modo siano andate le cose, oggi i canestrelli biellesi sono inclusi nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e, se si passa da Biella, assaggiarli corrisponde a un dovere morale.
Canestrelli biellesi
Ovviamente non tutte le pasticcerie utilizzano la stessa ricetta ma, in linea di massima, gli ingredienti della cialda sono farina di grano, farina di mais, zucchero, burro, mandorle, sale e lievito. La farcitura è di cioccolato fondente, anche se nel corso degli anni son state create alcune varianti e probabilmente ne spunteranno delle altre negli anni a venire.

A Biella e dintorni i canestrelli si trovano un po’ in tutte le pasticcerie e anche nei supermercati. Io ho provato sia quelli della storica pasticceria Jeantet in piazza Vittorio Veneto 16 (una confezione con 3 canestrelli costa 2,5€) che quelli di Brusa, che si trovano anche nella grande distribuzione e non escludo anche fuori Biella (la confezione standard da 9 canestrelli costa 3,90€).

Molto buoni entrambi ma devo ammettere che quelli di Jeantet hanno una marcia in più, sia perché la farcitura è leggermente più spessa, ma anche perché, a differenza di altri canestrelli biellesi, si sente la nocciola e anche un sentore di vaniglia (ingredienti presenti solo nei canestrelli di Jeantet). Costano anche il doppio degli altri, eh!
Anche quelli di Brusa non sono per nulla male, soprattutto pensando al fatto che si tratta di un prodotto industriale.

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